Le cure termali di Tabiano non si propongono come una panacea, come un generico rimedio per tutti i mali, ma trovano il loro campo di azione nella cura mirata delle affezioni in cui è dimostrata la loro efficacia. Questo aspetto, che non è affatto comune tra le stazioni termali, è una caratteristica di Tabiano fin dal suo ingresso a pieno titolo tra le stazioni termali europee, avvenuta nel 1841 per volere della duchessa Maria Luigia d’Austria.
Prima di allora le acque erano state utilizzate principalmente dagli abitanti del luogo per curare se stessi e gli animali, oltre che dai militari, che, in occasione delle furiose battaglie combattute attorno ai numerosi castelli della zona, erano i primi e unici “turisti e curandi” a cui era a quei tempi concesso di accedere a questo territorio. Tabiano deve aver suscitato ricordi positivi nelle truppe accampate a Fornovo per la famosa battaglia del 1495 tra Carlo VII e gli Stati Federati, se è rimasta una splendida sequenza iconografica del Castello affrescata sulle pareti della Galleria delle Cartine Geografiche in Vaticano.
Una certa fama dovevano essersela procurata quindi, queste acque, anche in tempi di scarsa circolazione di idee e uomini, se le sue proprietà erano state registrate già nei primi trattati di idrologia del 1600 (Gerolamo Zunti), quando questa scienza muoveva i suoi primi passi. E’ certo che le utilizzarono, a scopo curativo, i militari delle file napoleoniche.
I successi di guarigione attrassero nel 1806 l’attenzione di alcuni scienziati di Parma, come risulta da uno scritto del Prof. G.B. Guidotti in cui si accenna alle sostanze che costituiscono l’acqua salino-idrogeno-solforata di Tabiano.
Nel 1813 ne fu fatta un’analisi chimica dal Prof. G. Gottardi e un’analisi delle proprietà medicamentose dal Dott. G. Bocchi. In quell’epoca l’acqua, che veniva raccolta in una fossa naturale, fu acquistata da un “borghigiano”, il quale vi eresse in prossimità una capanna con quattro vasche di legno. In quelle condizioni si continuò fino a quando i curandi, utilizzando una strada non sempre praticabile, diventarono sempre più numerosi, ospitati dal parroco del luogo, Don Jacopo Calestani, nella sua casa. Correva l’anno 1839.
La fondazione della stazione Termale
La duchessa Maria Luigia, figlia di Francesco I Imperatore d’Austria nonché vedova di Napoleone Bonaparte, resse con spirito illuminato i ducati di Parma, Piacenza e Guastalla dopo il trattato di Fontainbleau, portando in queste terre l’ambizione di appartenere ad una cultura cosmopolita ed europea che ancora oggi i parmigiani si portano nel cuore.
Una delle strategie politiche più importanti e all’avanguardia del suo governo fu l’intervento sulla Sanità Pubblica, attuata soprattutto tramite la prevenzione (introdusse fra l’altro l’uso del vaccino contro il tifo). Maria Luigia era “un’ esperta” ed un’estimatrice di acque termali dal momento che già dalla giovinezza, per la sua salute cagionevole, si recava, con la famiglia, nelle “villes d’eaux” più alla moda: Aix les Bains, Baden, Ischl.
Non fu difficile quindi per Don Jacopo Calestani, parroco di Tabiano, convincere la sovrana dell’opportunità di erigere il primo stabilimento ad uso dei suoi sudditi, dopo che lei stessa si era recata di persona sul luogo ed aveva fatto sottoporre l’acqua a severe analisi. Per essere sicura dei risultati Maria Luigia volle che venissero effettuati “controlli incrociati” quindi incaricò personalmente il prof. Tommasini, mentre la Corte affidava i controlli ufficiali al capo della Farmacia Ducale Giovanni Landi; contemporaneamente il Presidente dell’Interno si occupò di commissionare le analisi anche al dott. Del Bue.
Le relazioni chimiche, ancor oggi consultabili, convinsero completamente la Duchessa attestando una straordinaria ricchezza minerale che è in perfetta analogia con le analisi attuali, a conferma della straordinaria immutabilità della fonte. La duchessa acquistò inoltre i terreni su cui gli Ospizi Civili di Borgo S. Donnino (l’attuale Fidenza) eressero il primo stabilimento, dove si distribuivano gratuitamente le cure ai bisognosi. Promosse poi la realizzazione di una nuova comoda strada car-rozzabile di collegamento con Borgo S. Donnino e fece costruire un edificio ad uso albergo: il Grande Albergo con annesso l’oratorio.
Sviluppo della Stazione Termale
Fu il dott. Lorenzo Berzieri, scopritore del termalismo salsobromoiodico della vicina Salsomaggiore, il primo direttore del nuovo stabilimento.
A lui, motivato da un grande interesse clinico e statistico, si deve la prima minuziosa ricerca sull’efficacia delle acque nei diversi casi clinici che giungevano a Tabiano.
Si trattava di un pubblico eterogeneo: aristocratici, porporati, medici, letterati e ingegneri, ma pure impiegati, negozianti ed artigiani, provenienti anche da città lontane dai confini del ducato, come Mantova, Cremona e perfino Parigi.
Nel 1866 lo stabilimento aveva già la necessità di allargarsi, anche perché si introdussero le docce e le fangature che, in aggiunta ai bagni, diedero ottimi e documentati risultati sulle malattie della pelle.
In questo periodo si ebbero anche le prime conferme dell’efficacia di quest’acqua nella cura delle malattie respiratorie e nel 1870 venne introdotta la camera per inalazioni solfidriche collettive.
Le acque venivano, in quegli anni, raccomandate non solo per faringiti, laringiti e bronchiti, ma anche per la cura, la conservazione e il recupero della voce degli artisti.
Le più belle voci del panorama lirico: Giuseppina Strepponi, Teresa Stoltz, Adelina Patti, Tamagno, Caruso e altri, erano ospiti fissi di Tabiano insieme al Maestro Verdi e ai librettisti Illica e Boito, dando avvio ad una tradizione che non è mai venuta meno.
Nel 1887 divenne Direttore Sanitario dello stabilimento, passato dal 1863 in proprietà privata, il Dott. Prof. Emilio Respighi, fratello del celebre musicista Ottorino, del celebre scienziato Lorenzo e dei Cardinali Carlo e Pietro Respighi, e ricordato come il primo che utilizzò i raggi X in dermatologia in Italia.
Diede grande rilievo all’uso delle acque nelle malattie della pelle, che costituivano una delle sue massime specializzazioni, e negli avvelenamenti da metalli.
Dopo alterne vicende dovute al succedersi dei gestori dello stabilimento e delle proprietà alberghiere ad esso collegate, Tabiano venne scelta nel 1918 dal nuovo pro-prietario, il Comune di Milano, per crearvi una Colonia per bambini.
Ebbe così inizio la vocazione pediatrica delle Terme in cui si diede impulso allo studio sistematico delle patologie infantili ad indicazione termale.
Storia Moderna
L’intera proprietà venne rivenduta nel 1934 al Comune di Salsomaggiore.
Solo nel dopoguerra, però, iniziò il rilancio dello stabilimento e riprese l’interesse del mondo medico e scientifico per gli studi idrologici sulle acque minerali di Tabiano.
La scienza idrologica, fino ad allora un po’ trascurata negli ambienti medici e accademici, probabilmente a causa delle grandi promesse chimico farmacologiche di quegli anni, ebbe nuovo impulso soprattutto nelle patologie cosiddette “minori”, ma di ampia diffusione, quali quelle trattate in gran numero a Tabiano.
Si sviluppò così il moderno concetto di benessere complessivo, in cui trova ampio spazio e potenzialità anche l’acqua minerale di Tabiano: un’acqua efficace e pressoché priva di effetti collaterali che mantiene misteriosamente costanti nel tempo le sue benefiche proprietà salutari.
Glossario
Cure Termali
Le cure termali che si eseguono con le acque di Salsomaggiore e con le acque di Tabiano sono veramente numerose, poiché tali acque sono indicate in molti disturbi di carattere cronico delle ossa, dei muscoli, delle vie respiratorie, della bocca, della pelle e dell’apparato vascolare e ginecologico.
Lorenzo Berzieri
Lorenzo Berzieri nacque a Besozzola di Pellegrino Parmense il 5 dicembre 1806.
Si laureò in medicina all’Università degli Studi di Parma e nel 1835 venne nominato medico condotto a Salsomaggiore. Nel 1839 il dott. Lorenzo Berzieri utilizzò, per la prima volta, l’”Acqua Madre” a scopo terapeutico. Sperimentò la cura salsobromoiodica sulla giovane paziente Franchina Ceriati, affetta da malattia scrofolosa.